Nel 1995 ho
scritto un libro “The open secret”.
A seguito di quella pubblicazione qualcuno mi ha invitato a parlare a una quarantina di persone a Londra e questo non ha cessato
di crescere e svilupparsi in seguito. Il messaggio che traspariva da quelle
conversazioni è che, molto semplicemente noi eravamo, anche senza saperlo. Poi è arrivato il momento per
ciascuno di noi e in ciascuna delle nostre vite dove noi ci siamo separati, in
apparenza, dal semplice fatto d’essere. Siamo diventati delle entità separate.
Da allora siamo abitati in permanenza da una sensazione di perdita.
La creazione di una identità separata, dell’io,
del pensiero io, crea il ricercatore.
Poi diventiamo
grandi e proviamo ad imparare e a costruire un mondo o un’esistenza nelle quali ci consoliamo di quella
sensazione di perdita che non ci lascia mai. Questo prende diverse forme:
denaro, lavoro, marito, moglie, figli… Ma niente serve. Qualsiasi cosa capiti,
qualunque sia la riuscita che ci accreditiamo, rimane una sensazione di
mancanza, qualcosa di cui siamo alla ricerca. Quando, malgrado tutti i nostri sforzi,
niente di ciò che facciamo ci riempie, allora ci rivolgiamo alla religione.
Quando anche questo fallisce, alcuni si
orientano verso le terapie… e quando anche lì c’è un fallimento, un piccolo
numero di noi si mette in cerca di qualcosa chiamato illuminazione. La maggior
parte del tempo ci rivolgiamo ad esperti di
illuminazione che presumono l’esistenza di un’entità separata, che,
s’immaginano, ha la scelta di fare qualcosa per avere l’illuminazione… Così la
ricerca prosegue, fortificata dall’idea che ci sia qualcuno che può aspirare a
qualcosa chiamata illuminazione… Tutta questa idea è radicata nell’ignoranza e
non fa che rinforzare la ricerca e intensifica la sensazione dell’io o del me
che cerca.
Ora, svelato il segreto, il messaggio è che non c’è nessuno. La
conseguenza di questa realizzazione è il ricordo di
una percezione, ma non solo per qualcuno, che niente può essere fatto e che non
può essere operata nessuna scelta per raggiungere l’illuminazione. E’
altrettanto chiaro che non c’è niente da diventare, nessun luogo dove andare e
niente da scoprire.
D: Se non c’è illuminazione, allora non c’è bisogno di messaggio.
D: Questo vuol dire che ciascuno di noi conosce già tutto questo?
D: Quando quel messaggio radicale è inteso, il mentale cerca di svalutarlo,
denigrarlo o perfino a evitarlo e persiste a volere
che gli si dica che c’è un processo da seguire
D: Questo si produce al momento della morte e allora perché aspettare la morte fisica per vivere questo?
D: Nei vostri ritiri, cosa succede?
Ciò di cui parliamo è un mistero. Un’altra realizzazione
che arriva dal risveglio è che non c’è destino, niente è mai avvenuto, niente
avverrà mai. Perché tutto quello che c’è è questo. E’ tutto. E’ veramente questo il messaggio, molto
semplicemente.