Tony Parsons

La sorgente impersonale

3ème Millénarie n.68 – Traduzione della Dr.ssa Luciana Scalabrini

 

Nel 1995  ho scritto un libro “The open secret”.

A seguito di quella pubblicazione qualcuno mi ha invitato a parlare a una quarantina di persone a Londra e questo non ha cessato di crescere e svilupparsi in seguito. Il messaggio che traspariva da quelle conversazioni è che, molto semplicemente noi eravamo, anche senza saperlo. Poi è arrivato il momento per ciascuno di noi e in ciascuna delle nostre vite dove noi ci siamo separati, in apparenza, dal semplice fatto d’essere. Siamo diventati delle entità separate. Da allora siamo abitati in permanenza da una sensazione di perdita.

La creazione di una identità separata, dell’io, del pensiero io, crea il ricercatore.

Poi  diventiamo grandi e proviamo ad imparare e a costruire un mondo o un’esistenza   nelle quali ci consoliamo di quella sensazione di perdita che non ci lascia mai. Questo prende diverse forme: denaro, lavoro, marito, moglie, figli… Ma niente serve. Qualsiasi cosa capiti, qualunque sia la riuscita che ci accreditiamo, rimane una sensazione di mancanza, qualcosa di cui siamo alla ricerca. Quando, malgrado tutti  i nostri sforzi, niente di ciò che facciamo ci riempie, allora ci rivolgiamo alla religione.

Quando anche questo fallisce, alcuni si orientano verso le terapie… e quando anche lì c’è un fallimento, un piccolo numero di noi si mette in cerca di qualcosa chiamato illuminazione. La maggior parte del tempo ci rivolgiamo ad esperti di illuminazione che presumono l’esistenza di un’entità separata, che, s’immaginano, ha la scelta di fare qualcosa per avere l’illuminazione… Così la ricerca prosegue, fortificata dall’idea che ci sia qualcuno che può aspirare a qualcosa chiamata illuminazione… Tutta questa idea è radicata nell’ignoranza e non fa che rinforzare la ricerca e intensifica la sensazione dell’io o del me che cerca.

Ora, svelato il segreto, il messaggio è che non c’è nessuno. La conseguenza di questa realizzazione è il ricordo di una percezione, ma non solo per qualcuno, che niente può essere fatto e che non può essere operata nessuna scelta per raggiungere l’illuminazione. E’ altrettanto chiaro che non c’è niente da diventare, nessun luogo dove andare e niente da scoprire.

 

 D: Se non c’è illuminazione, allora non c’è bisogno di messaggio.

 E’ vero, ma finché rimane un ricercatore di verità, c’è bisogno di chiarificazione. Quello che succede negli incontri è che la cattiva comprensione viene distrutta nelle persone.

 

D: E’ per questo che le persone vi trattano da “terminator”?

 I principianti a questi incontri sono lasciati senza nulla. Queste conferenze si fanno a livello di parola, ma altra cosa succede anche in questi incontri su di un piano di saggezza non verbale. Si tratta di una risonanza che potete sentire nella stanza perché quella comunicazione non è un insegnamento, semplicemente perché non c’è nessuno che impara, c’è solo bisogno di un richiamo a qualcosa di già conosciuto.

 

D: Questo vuol dire che ciascuno di noi conosce già tutto questo?

 Si tratta della natura di tutti. E’ qualcosa che deve essere ricordato. E’ la chiarezza che parla alla chiarezza o ancora l’uno che dialoga con  l’uno. Così tutti nella stanza sono l’assoluto che si ricorda che è.

 

D: Quando quel messaggio radicale è inteso, il mentale cerca di svalutarlo, denigrarlo o perfino a evitarlo e persiste a volere che gli si dica che c’è un processo da seguire.

 Le persone che assistono a questi incontri hanno  la mente che cerca qualcosa da compiere e questo è frustrante ma qui la mente non ottiene nessun compromesso. E’ chiaro. La mente non può più aggrapparsi a qualunque cosa e finisce per  abbandonare con grande sollievo.

 

D: Questo si produce al momento della morte e allora perché aspettare la morte fisica per vivere questo?

 Alla morte fisica il pensiero io cessa di mantenere il flusso del sogno di separazione. Il risveglio arriva e si ha semplicemente gioia senza causa. Le persone mi chiedono “che posso fare?” e io gli dico.  “Non cercate ciò che potete fare, ma rendetevi conto che la vita si produce, semplicemente, e che non si produce per nessuno in particolare.

 

D: Nei vostri ritiri, cosa succede?

 Nei ritiri e negli incontri, c’è molto silenzio. In quel silenzio ciò che dico alle persone è che tutto quello che accade è qui … e più tardi, quando prendo la parola, gli dico ancora: tutto ciò che è, è qui.

Ciò di cui parliamo è un mistero. Un’altra realizzazione che arriva dal risveglio è che non c’è destino, niente è mai avvenuto, niente avverrà mai. Perché tutto quello che c’è è questo. E’ tutto. E’ veramente questo il messaggio, molto semplicemente.